Lavondyss by Robert Holdstock

Lavondyss by Robert Holdstock

autore:Robert Holdstock [Holdstock, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T09:01:38+00:00


Nella regione sconosciuta

… tutto è vuoto innanzi a noi,

tutto attende, non sognato, in quella regione, quella terra inaccessibile.

Walt Whitman

LA TERRA DEGLI SPIRITI DEGLI UCCELLI

La Casa dei Morti

Una nuova memoria stava giungendo nella terra; c’era un cambiamento.

Era presente da settimane. Influenzava ogni cosa: la foresta, il fiume, le radure degli spiriti, con le loro gigantesche statue di legno, la casa dei morti sulla collina… Influenzava la gente, i Tuthanach, il clan neolitico che viveva in quella parte del regno della foresta.

All’inizio, il vecchio che il clan conosceva come Wyn-rajathuk pensò che i cambiamenti fossero stati generati da lui, un’ultima increspatura di creazione da quelle zone primitive della sua mente ancora legate alla foresta primordiale. Ma ben presto si rese conto che non era possibile. Era in pace, adesso, e il suo inconscio da tempo si era liberato dei suoi antichi sogni. Era in pace da molti anni.

No: quel sottile, inquietante cambiamento proveniva da un’altra fonte.

Andò nelle radure degli spiriti, camminò fra gli idoli giganti e studiò ciascuna faccia cupa, ascoltò le voci. Seguì un sentiero di caccia fra la vegetazione soffocante e alla fine emerse sul pendio coperto di prugnolo di una collina. Attraverso il denso fogliame degli alberi dalle bacche rosse, poteva appena scorgere il muro di terra gessosa che era stato eretto attorno alla sommità della collina; una fitta siepe di prugnolo era cresciuta a coprire anche questo. Si fece strada a fatica attraverso i cespugli, scostando i rami spinosi, finché non giunse davanti all’ingresso in rovina, dove le colonne di legno, scivolando, avevano lasciato franare la terra e i sassi.

Dovette arrampicarsi per entrare nel recinto erboso.

Il giorno prima l’ingresso era stato sgombro, il sentiero fra i prugnoli largo e agevole.

Salì sul muro di terra e si voltò a guardare verso nord. Il sole era basso sulla foresta, ogni cosa immersa in ombre rossastre e nebbiosa lontananza.

Il manto di foglie era un mare scuro, che si stendeva all’infinito in direzione di ciascun orizzonte. Il vento che soffiava dal cuore della foresta si era fatto gelido; c’era odore d’inverno nell’aria, un confondersi delle stagioni.

Wyn tornò dentro il recinto e girò attorno al semicerchio di statue che sorvegliavano l’ingresso della casa dei morti. Erano dieci, le loro facce inquietanti a guardarsi; i loro occhi antichi lo seguirono mentre si muoveva.

Alla fine si arrestò e sorrise senza allegria. La faccia di una delle statue era cambiata, così come la sua forma. C’erano dei piccoli rami che crescevano dal legno morto. Nuova vita nel totem silenzioso, che erompeva dalla corteccia nera e marcia.

Avrebbe dovuto immaginarselo. Naturalmente! Avrebbe dovuto capirlo prima. Dopo tutto, lui non era solo Wyn-rajathuk, Wyn-voce-dalla-terra.

Era lo straniero. Era uno scienziato. Era l’unico uomo ad aver studiato le immagini mitiche che vivevano nella sua mente inconscia… qui: nel bosco, nella foresta dei mitago.

Si abbandonò a quel momento di arroganza con ironico distacco, perché naturalmente lui aveva visto solo un frammento della magia che viveva e si nascondeva ed emergeva, nuda e puzzolente, dall’humus di foglie di quella terra straniera.

E tuttavia, avrebbe dovuto comprendere da prima l’origine di quel mutamento.



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